mercoledì 7 ottobre 2009

Impunità intellettuale

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Roman Polanski è stato arrestato in Svizzera per un reato, gravissimo, di violenza su una tredicenne, commesso nel 1978.
Non appena sono scattate le manette al regista, una levata di scudi si è alzata da parte di una variegata folla di scrittori, attori, registi, filosofi, insomma i cosiddetti, anzi autoproclamatisi, intellettuali (ma perché poi non si fanno chiamare con il loro nome, che indichi la loro professione? Sono registi? Scrittori? Professori universitari? Perché definirsi intellettuali, quasi a voler creare una casta superiore, le cui parole sono verbo indiscusso e indiscutibile?).
Noi non intellettuali ci chiediamo invece: perché la giustizia dovrebbe essere diversa per il buon Polanski?
Un reato orribile, una condanna e una fuga, perché il regista poi si è ben guardato dal tornare negli Usa, e nel momento in cui uno stato decide di applicare quel mandato internazionale, loro si indignano.
Siamo noi che dovremmo indignarci.
Per quale assurda superiorità morale, un intellettualoide, perché intellettualoide, dovrebbe evitare la giustizia?
Con quale faccia gli amici o presunti tali condannano la limpida condotta dello stato svizzero?
Polanski confessando lo stupro ha anche evitato la condanna per altri reati emersi tra cui uso di stupefacenti, perversione e sodomia.
Il ministro francese della cultura non si capacita che ciò sia accaduto ad un "regista noto in tutto il mondo", come se la notorietà fosse di per sé un' attenuante se non una immunità.
Purtroppo non è la prima volta che assistiamo a fatti del genere, a personaggi più o meno famosi i cui reati ignobili sono sempre diversi da quelli del comune cittadino, il quale non ha amici che cantano, recitano o scrivono, o, come si definiscono, sono intellettualoidi.

AGGIORNAMENTO

Si comincia a capire perché il ministro della cultura francese Mitterand abbia detto di Polanski: "Se il mondo della cultura non sostiene Roman Polanski, vuol dire che non c’è più cultura nel nostro paese. Sono molto commosso nel parlarne perchè credo sia una cosa spaventosa e totalmente ingiusta. Roman Polanski è un uomo di cinema di reputazione internazionale ed è un’emozione molto profonda dato che Polanski è un uomo meraviglioso. Vederlo linciato in questo modo e intrappolato per una storia che non ha veramente senso è assolutamente spaventoso...".
Dopo questa uscita il ministro è stato bersagliato da critiche sia a destra che a sinistra, e alcuni quotidiani hanno rilanciato alcune frasi scritte in una sua autobiografia uscita nel 2005 : "Ho preso l’abitudine di pagare per dei ragazzi (...). Ovviamente ho letto quello che si è potuto scrivere sul commercio di ragazzi qui (in Thailandie e Indonesia ndr) (...) so quello che c’è di vero. Le condizioni di miseria, sfruttamento generalizzato, le montagne di dollari che apportano quando i ragazzi non ne ritirano che le briciole, la droga che fa devastazioni, le malattie, i dettagli sordidi di tutto quel traffico lì. Ma quello non m’impedisce di ritornarci. Tutto quel rituale di fiere di efebi, di mercato degli schiavi mi eccitano enormemente (...) Non potrei che definire un simile spettacolo abominevole dal punto di vista morale, ma mi piace al di là del ragionevole. La profusione di giovani ragazzi così attraenti e immediatamente disponibili mi mettono in uno stato di desiderio che non ho più bisogno di frenarmi o di nascondere..."
Non riesco ad aggiungere altro.

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